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La storia che spiega perché il Museo Egizio
più importante d'Europa è a Torino

La storia che spiega perché il Museo Egizio
più importante d'Europa è a Torino

così scrive Jean-François Champollion nella prima metà dell'Ottocento, mentre si affida alle collezioni egizie di Torino per decifrare la scrittura geroglifica.

1630L’Egitto
arriva a Torino

Il primo reperto della collezione egizia di Torino è una preziosa tavola di bronzo intarsiato, chiamata Mensa Isiaca.

Si tratta in realtà di una tavola di epoca romana, decorata con motivi egizi e finti geroglifici che non hanno alcun significato.

1757

Incuriosito proprio dalla Mensa Isiaca, Carlo Emanuele III di Savoia chiede al botanico Vitaliano Donati di riportare dalla sua spedizione in Oriente alcuni manufatti egizi.

Vitaliano Donati: Botanico per professione, è famoso per i suoi scritti di storia naturale e geologia. Partito per l'Oriente per osservare nuove tecniche di coltivazione e allevamento, riportò ai Savoia anche una grande quantità di reperti antichi.

Non esiste ancora un Museo Egizio, ma a Torino come in tutta Europa si sta diffondendo il piacere della riscoperta dei classici e la volontà di “capire” le culture del passato.

Nell’arco di pochi decenni questa nuova corrente culturale riceverà un impulso inaspettato dai successi politici e militari di Napoleone, in Europa e – soprattutto – in Medio Oriente.

1798 la campagna d’egitto

Tra le fila dell'esercito napoleonico in Egitto prestano servizio 150 tra studiosi e letterati, incaricati di raccogliere reperti e manufatti.

Bernardino Drovetti: Nato in Piemonte, fu colonnello dell'esercito francese durante la Campagna d’Egitto. Nonostante i cambiamenti geopolitici, dopo la caduta di Napoleone rimase Console d’Egitto.

Anche alcuni militari approfittano della propria posizione di vantaggio per acquisire oggetti da rivendere al ritorno. Uno di loro è Bernardino Drovetti, che lascerà la firma – letteralmente – su alcuni dei tesori oggi esposti al Museo Egizio.

I reperti antichi ormai circolano rapidamente e con estrema facilità tra l’Egitto e l’Europa, anche grazie agli accordi tra i defraudatori di tombe e gli agenti delle autorità diplomatiche, che si spartiscono i ritrovamenti per venderli al miglior offerente.

1824L’affaire Drovetti

Nel 1824 Drovetti vende a Carlo Felice di Savoia una collezione di 5.268 oggetti tra cui 100 statue, 170 papiri, varie stele, sarcofagi, mummie e oggetti della vita quotidiana: reperti che ha raccolto con metodi spregiudicati nei territori di Tebe. Il prezzo concordato è 400.000 lire: una vera fortuna, all'epoca.

Rimane solo un nodo da sciogliere: trovare il palazzo in grado di ospitare statue alte 5 metri e papiri lunghi 29.

Nella Torino ottocentesca c’è solo un edificio adatto a tale impresa: Palazzo Accademia delle Scienze, un ex collegio per nobili nel cuore della città, a pochi passi da quello che diventerà il primo parlamento d’Italia.

1834apre il museo egizio di Torino

Le porte del Museo Egizio si aprono al pubblico: Torino diventa uno dei più importanti poli della cultura egizia in Europa.

Quello che fa del Museo Egizio di Torino un museo all’avanguardia, sin dalla sua apertura, è l’enorme quantità di reperti che documentano le attività quotidiane: una selezione straordinaria in un'epoca in cui i musei tendevano a privilegiare la resa artistica dei reperti.

Quasi tutto proviene dall’area intorno a Tebe: oggi appare come un limite evidente, ma all’epoca non frena il successo del museo. Passeranno più di 60 anni prima che la lacuna venga colmata.

1894L’epopea Schiaparelli

Ernesto Schiaparelli è il nuovo direttore alla guida del Museo Egizio: il suo nome resterà per sempre legato a quello di questa grande istituzione.

Ernesto Schiaparelli: È uno dei più grandi egittologi italiani, presidente della Missione Archeologica Italiana in Egitto. A lui si devono importanti scoperte, come la Tomba di Nefertari nel 1904 e quella di Kha nel 1906.

Schiaparelli sa che le collezioni a Torino, proveniendo per la maggior parte da uno stesso sito, possono restituire solo un'instantanea parziale della cultura egizia.

Nei 30 anni alla guida del Museo Egizio, si propone quindi di completare il ritratto di quella che è stata una delle culture antiche più avanzate della storia, partendo in prima persona alla ricerca dei tasselli mancanti.

Nel corso dell’era Schiaparelli vengono salvati dall’oblio delle sabbie e arrivano a Torino ben 18.000 oggetti, provenienti da Giza, Asmunein, Heliopolis, Qaw el-Kabir, la Valle della Regine a Tebe, Hammamiya, Deir el-Medina, Assiut, Gebelein e Assuan.

I nuovi reperti sono così tanti e di tale importanza da rendere necessario il primo di una lunga serie di ampliamenti dello spazio espositivo.

Oggi il Museo Egizio si trasforma ancora una volta, con il progetto più ambizioso della sua storia.

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